Morte al Passo delle Termopili, il sacrificio etico militare per eccellenza...
La fiera opposizione degli Spartani guidati da Leonida e dei suoi alleati contro i Persiani, ha segnato una pagina epica di Storia, un esempio limpido di abnegazione, di valore e di sacrificio...
Articolo a cura di Enrico Franco Pantalone
Articolo a cura di Enrico Franco Pantalone
Il Passo delle Termopili è stato il tempio di uno dei più grandi sacrifici mortali che la Storia antica ricordi, quello degli Spartani comandati dal Re Leonida che opposero una resistenza strenua al cospetto di decine di migliaia d’invasori persiani. S'immolarono per difendere solamente il loro onore e la loro etica di uomini anche se dal punto di vista militare il gesto fu del tutto inutile. Molti si chiedono come mai questo atto è fra i più ricordati della storia dell’umanità, anche tra chi non ama molto l’esercito e l’arte militare. Perché la grandezza del gesto di questi eroi è talmente grande pur nella sua umile rappresentazione: non ci sono i cattivi, i persiani non lo erano, pur essendo invasori, non ci sono i buoni, ma solamente uomini che hanno incarnato, insuperati nel tempo, i migliori valori morali ed etici, e questo la gente comune lo sente proprio. Gli spartani difendevano il loro territorio, il loro sacrificio fu donato alla terra amata, non ad una terra fuori dai confini naturali della Grecia. Sparta non ha mai condotto politiche di tipo imperialista, di conquista territoriale al di fuori dei confini ellenici, non ne sentiva il bisogno.
Non aveva idee di grandezza e per questo nessuno l’ha mai odiata palesemente. Al contrario è sempre stata rispettata per i valori che trasmetteva al punto che la prima Roma repubblicana ne fece un esempio da seguire, almeno fino a che non volle pensare più in grande. A quel punto tali valori vennero meno con la sete di conquista ed il cambio delle istituzioni. Certamente interessante è cercare di ricostruire, per quanto possibile, come avvenne il posizionameto d'entrambi i contendenti considerando il terreno su cui si combatteva. Chi poteva trarne dei vantaggi, ma anche l’eventuali manovre possibili per un ritiro preparato in precedenza. Prima di tutto guardiamo al territorio. I depositi calcarei delle sorgenti calde locate nel luogo e l'acqua torrenziale proveniente dal fiume Spercheo nei pressi del passo ne hanno modificato durante il corso dei secoli la morfologia. Non possiamo affermare con sicurezza che oggi ciò che abbiamo la possibilità di vedere con i nostri occhi anche recandosi nel luogo sia la stessa rappresentazione che videro Leonida ed i suoi soldati.
Non sappiamo se al momento della battaglia lo stesso fiume Spercheo, noto per portare spesso alluvioni improvvise, ne fu acceso protagonista. Nulla vieta di crederlo e d'analizzarne pertanto le possibili conseguenze senz'altro pesanti specialmente in mancanza di canali di sfogo costruiti all’uopo nei secoli successivi. Di per sè il passo non consentiva grossi transiti ed era anche controllabile abbastanza facilmente. Consideriamo che solo una sessantina d'anni dopo, gli stessi spartani costruirono Eraclea, una cittadina fortificata, posizionata quasi alla metà del cammino. Con un buon numero di soldati era facilmente difendibile già al tempo di Leonida e i 300 erano probabilmente nelle stime delle gerarchie spartane tutto ciò che obiettivamente si doveva mettere a guardia del passo stesso. Il punto focale sembrava essere la parte finale del passaggio a oriente e queste truppe bastavano sicuramente per il lavoro.
Un altro importante punto di dibattito tra gli studiosi è il perché gli spartani avessero così tanto insistito per difendere il Passo delle Termopili che di se stesso non era un punto focale militarmente parlando. In realtà Sparta aveva come obiettivo la difesa completa della regione del Peloponneso, il che significava in termini pratici l’abbandono in mano ai persiani di molte regioni greche, certo in maniera provvisoria. Questa strategia non poteva piacere al resto dei difensori attici e ionici. Il Peloponneso, grazie alle accorte manovre militari spartane, tra cui appunto la difesa del Passo delle Termopili divenne così il perno della resistenza all’invasore. Ciò si rivelò alla lunga una strategia vincente anche senza battaglie campali. Il Peloponneso tra l’altro poteva essere salvaguardato in maniera molto più semplice e meno dispendiosa rispetto ad altri territori greci, Sparta non faceva voli pindarici, era essenziale anche nella difesa dello stato. Il Peloponneso, essendo unito alla terraferma dall’Istmo di Corinto poteva godere quindi di privilegi difensivi naturali notevolmente superiori a quelli del resto della Grecia. Oltretutto la morfologia territoriale non favoriva certo un eventuale attacco, considerato la continua alternanza tra monti abbastanza elevati e rocciosi ed avvallamenti d’origine alluvionali quindi normalmente in depressione. Sparta e la Laconia ne rappresentano territorialmente la punta più a sud, ma è indiscutibile che il pensiero del suo esercito fosse atto, durante l’invasione persiana, a difendere ogni palmo di questa regione; l’esercito ateniese avrebbe difeso la costa orientale, ma Serse scelse di passare da nord ed era giocoforza utilizzare la via più breve verso l’Attica: il Passo delle Termopili.
Perché gli Spartani e non gli Ateniesi a difesa del Passo?
Agli spartani, proprio per l’abitudine a un territorio sconnesso com quello della Laconia e del Peloponneso, duro e spesso pericoloso sul quale si preparavano sin da giovani opliti, erano riconosciute attitudini maggiori rispetto agli attici o agli ionici. Parliamo di una maggior resistenza fisica e disciplina mentale anche in situazioni difficili. Appare quindi logico il venir scelti per difendere questa ostica posizione territoriale. Non dobbiamo dimenticare inoltre che la Tessaglia, in altre parole il territorio da cui proveniva l’esercito persiano era stato abbandonato dai greci perché la regione non aveva aderito alla Lega di Difesa Panellenica contro l’invasore, come pure buona parte della Beozia e l'Oracolo di Delfi. Di fatto avevano aperto le porte all’invasore senza combattere. In queste condizioni è comprensibile capire perché fu fatta una scelta coraggiosa quanto inutile per la protezione di un territorio quasi impossibile a difendersi. Probabilmente l’azione fu decisa solamente per guadagnare tempo e mantenere uno spirito di combattimento molto alto. Atene aveva accettato la guida spartana dell’esercito comune e ovviamente lasciava ad essa "l’onore" della difesa a oltranza di questo luogo simbolico. Cadendo il Passo delle Termopili, la strada verso l’Attica e Atene era libera. La Beozia sosteneva Serse e non gli fece mancare il suo aiuto. Per questo non vi fu nessun piano previsto di ripiegamento, i diecimila opliti comandati dallo spartano Eveimeto, che stazionava nelle vicinanze, ad Halos, e attendeva in quel luogo i persiani, fu richiamato prima ancora della battaglia delle Termopili per difendere il Peloponneso dove confluirono tutte le forze greche di terra.
Leonida ed i suoi uomini erano destinati perciò al sacrificio già in partenza, qualunque cosa fosse accaduta, perché il territorio era indifendibile. Un’ultima valutazione legata strettamente all’azione militare fu quella politica che deflagrò appena terminata la battaglia di Platea. Sparta, nelle scelte operate nella logica di difesa del territorio del Peloponneso, aveva deciso di consegnare di fatto l'Attica e quindi Atene ai persiani. Certo tale "consegna" non doveva essere una passeggiata di salute per gli invasori. Atene accusò, insieme con altre regioni che avevano partecipato ai combattimenti, Sparta d’aver abbandonato il territorio compreso tra le Termopili e Corinto, permettendo il successivo saccheggio dei persiani e di non voler prendere parte alle spedizioni successive per liberare le isole del Mar Egeo ancora sotto dominio dell’esercito invasore. Sparta non avendo ideali imperialistici e mire espansionistiche come abbiamo già affermato, non concepiva l’azione militare se non a tutela del territorio proprio e dei suoi alleati. Evidentemente, pur di mantenere il comando dell’alleanza ellenica, portò le sue truppe di malavoglia a scacciare tutti i persiani dalle isole dell'Egeo, ma poi ritornò subito a difendere il Peloponneso. Sulla sicurezza del territorio si giocò nei successivi cinquant’anni alle Termopili, una battaglia politica durissima tra Sparta ed Atene per il dominio della Grecia terminata militarmente a fine secolo. I semi della discordia erano stati gettati proprio quel giorno del 480 a.C. sul passo storico più famoso e conosciuto del mondo antico.
Bibliografia e immagini
- "Storia greca", Mauro Corsaro e Luigi Gallo. Le Monnier Università.
- "Termopili. I giorni della gloria", Giovanni Narracci. Stilo Editrice.
- Immagini e fotografie di pubblico dominio, ove non diversamente specificato. Fonte Wikipedia.
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