La scoperta del mondo preellenico da Schliemann a Sir Arthur Evans, da Troia al Palazzo di Cnosso...
L'Iliade di Omero aveva avvolto la Civiltà greca di un alone di irresistibile fascino per i posteri, animando il desiderio di entrare in contatto con le testimonianze dirette di un mondo idealizzato...
Articolo a cura di Andrea Contorni
Quando si riflette sull'arte del mondo antico, si corre con la mente alla meravigliosa produzione artistica ellenica. Le ceramiche, la pittura vascolare, la scultura, l'architettura raggiunsero nell'antica Grecia un livello eccelso di qualità artistica, testimone diretto di una cultura elevata e di una società socialmente e politicamente evoluta. Prima delle grandi scoperte archeologiche, la ricostruzione della Grecia classica si fondava sulle fonti letterarie antiche. L'Iliade di Omero aveva avvolto la Civiltà greca di un alone di irresistibile fascino per i posteri. La Grecia fu considerata la culla della democrazia e della sperimentazione artistica. Fu idealizzata rappresentando un modello di perfezione, una sorta di caso esemplare, in parte lontano dalla realtà storica. In un clima pervaso di esaltazione per i fasti dell'antichità, il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche (1844-1900), iniziò a nutrire profondi dubbi circa questa "idealizzazione" della società greca. Le successive e sempre più insistenti scoperte archeologiche misero in risalto il piano storico della cultura ellenica rispetto a quello "esemplare". Ne è scaturita una più esatta ricostruzione circa le ambientazioni e i contesti sociale, economico e religioso.
La produzione artistica divenne, attraverso le forme espressive del linguaggio figurato, fondamentale per comprendere la base stessa di una cultura dalle radici che affondano nella notte dei tempi. Il 1870 segnò l'inizio delle scoperte archeologiche nel mondo preellenico. Il contestato e non sempre compreso Heinrich Schliemann (1822-1890), imprenditore tedesco, nel 1871 ottenne dal governo turco l'autorizzazione a compiere scavi sulla sponda asiatica dello Stretto dei Dardanelli in Anatolia. Ricorrendo all'Iliade quale fonte di studio primaria, Schliemann era convinto di localizzare la sede della mitica città di Troia. Pur mancando di studi accademici e di metodo archeologico, scoprì sulla collina di Hissarlik, nove città sovrapposte che dimostravano la presunta veridicità del testo omerico. Il settimo strato era segnato dagli inequivocabili segni di un incendio e dunque doveva corrispondere alla Troia distrutta dagli Achei guidati da Agamennone come dedusse in seguito Carl Blegen (1887-1971), rinomato storico statunitense.
Nel 1873 il rinvenimento di un favoloso tesoro, alla base delle mura del VI strato, identificato come "tesoro di Priamo" completarono il quadro di una sensazionale scoperta archeologica. Come ho accennato, Schliemann compì grossolani errori negli scavi, dettati dalla totale mancanza di metodo. Intere costruzioni posteriori al primo strato della città furono abbattuti per giungere alle edificazioni più antiche di Troia. Tra le feroci critiche della "società archeologica" giunse la parziale riabilitazione di Schliemann, a detta dello storico ed egittologo tedesco Eduard Meyer (1855-1930) che dichiarò il procedimento antimetodico di Schliemann, persino proficuo per la scienza in quanto uno scavo sistematico non avrebbe mai permesso di portare alla luce gli strati più vetusti della città troiana. Schliemann volando sulle ali dell'entusiasmo intraprese spedizioni nel Peloponneso; a Tirinto, in Argolide (1874), rinvenne i resti di un grande palazzo con un ambiente centrale artisticamente elaborato che poteva essere identificato nella sala del trono (megaron). Omero ne parlava nell'Iliade e di nuovo Schliemann sembrava confermare che lo studio approfondito del poema portava a grandi scoperte archeologiche. E infatti, l'Argolide celava i magnifici tesori di Micene, le cui rovine allietavano la vista dei visitatori occasionali. La Civiltà Micenea si rivelò in tutto il suo splendore all'improvvisato ma appassionato archeologo attraverso ricchissimi corredi funerari e suggestive maschere auree.
Con metodo e con una base accademica operò l'archeologo inglese Sir Arthur Evans (1851-1941). A Creta riportò alla luce le rovine dei grandi palazzi di Cnosso, Festo e Mallia. Una "nuova" e più antica civiltà preellenica si affiancava a quella micenea. Venne definita "minoica" in riferimento al leggendario re Minosse, figlio di Zeus e di Europa. Purtroppo Evans macchiò il successo conseguito a Cnosso con una serie di restauri sommari e antistorici che tuttora fanno rabbrividire gli archeologi. Nel 1934 il linguista britannico Michael Ventris (1922-1956) incontrò lo stesso Evans per visionare le numerose tavolette scritte in due grafie, (denominate Lineare A e Lineare B), rinvenute a Creta. Nel 1948, al termine del Secondo Conflitto Mondiale, Ventris si dedicò anima e corpo allo studio della scrittura Lineare B. Venne in suo aiuto John Chadwick (1920-1998), linguista e filologo inglese. Nel frattempo a Pilo in Messenia, (Peloponneso), erano state ritrovate ulteriori tavolette d'argilla scritte con gli stessi caratteri delle "Lineari B" cretesi. Si ipotizzò pertanto che la Lineare B fosse in uso presso i Micenei mentre la Lineare A , anteriore, fosse il metodo di scrittura dei Minoici. I due decifrarono la Lineare B , rivelando al mondo che i Micenei parlavano un idioma greco più antico di quello omerico. Molti caratteri mostravano infatti somiglianze con il successivo e conosciuto alfabeto greco. Gli Achei, abitatori delle città micenee, erano dunque indoeuropei. Questa scoperta rivoluzionò definitivamente l'idea collettiva di grecità, forse è più giusto dire "l'ideale" ricollegandoci a quanto ho esposto in apertura di articolo.
Bibliografia e immagini:
- "Archeologia greca. Cultura, società, politica e produzione", E. Lippolis e G. Rocco. Mondadori.
- "Arte nel Tempo", P. De Vecchi e E. Cerchiari. Bompiani.
- "Testo Atlante di Storia Antica", Sebastiano Crinò. Soc. Editrice Dante Alighieri.
- Immagini e fotografie di pubblico dominio, ove non diversamente specificato. Fonte Wikipedia.
I contenuti del sito "Il Sapere Storico. De Historia commentarii" ove non diversamente indicato sono distribuiti con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.